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Consumatori, acquirenti, clienti, destinatari, fruitori o... gaudenti?

Aggiornamento: 16 ott 2023


Pac-man

Diciamocelo chiaramente, qual è la prima immagine che vi viene in mente quando sentite la parola consumatore? Io, per esempio, penso subito al Pacman, un videogioco degli anni ’80, semplicissimo, in cui creature sferiche di colore giallo - gli antenati degli emoticon – dovevano mangiare velocemente i puntini all’interno di un labirinto, inseguiti da fantasmini che potevano rubare loro le vite. Il nome del gioco deriva dal giapponese pakupaku, che significa aprire e chiudere la bocca. Ecco, questo per me è un consumatore, qualcuno che apre e chiude la bocca, o il portafogli, in maniera automatica, senza sentire o pensare.


Del resto la parola consumare deriva dal latino consúmere “ridurre a nulla, distruggere” composto di cum con il senso di interamente e súmere, prendere, togliere (v. etimo.it). I consumatori sono, quindi, coloro che riducono un bene al nulla, logorandolo con l’uso. Mi viene in mente il gregge che pascola in un terreno finché non ha esaurito le risorse, per poi spostarsi in un altro appezzamento. Mi viene in mente il rapporto dell’umanità con la Terra, con cui ci stiamo comportando come consumatori, appunto.


Continueremo a consumare il mondo finché accetteremo di essere definiti come tali, senza percepire la gravità di questa definizione e il disprezzo insito in essa.

Non è un argomento nuovo e sono stati scritti diversi articoli e trattati sulla materia, tant’è che si è giunti, addirittura, all’ancora più pesante definizione di consumattore ossia qualcuno che attua il consumo, la distruzione di un bene, consapevolmente. Di male in peggio.


Esistono sinonimi come cliente o acquirente che mettono l’accento sul vantaggio che si ottiene dall’utilizzare o acquistare un determinato prodotto o servizio. Le persone che entrano in un negozio, un bar, un ristorante, sono clienti, hanno un rapporto con il proprietario dell’attività, sono persone che soddisfano le proprie necessità e desideri attraverso l’acquisto. Sono esseri umani e a nessuno verrebbe mai in mente di chiamarli consumatori: si è mai sentito parlare del consumatore del negozio di abbigliamento o della pasticceria all’angolo?


Le grandi organizzazioni produttive, al contrario, utilizzano le parole cliente o acquirente per indicare le società intermediarie, i distributori per esempio, e non gli esseri umani. In poche parole: se io produco un olio e lo vendo ad una determinata catena di supermercati, il mio cliente è la catena di supermercati, mentre le persone che acquisteranno il mio prodotto al supermercato sono i consumatori. La società a cui vendo è il cliente; chi utilizzerà il mio olio è il consumatore, ossia qualcuno che ridurrà il prodotto a nulla, senza percepirne i profumi, gli odori, i sentori, i benefici; senza conoscere la storia delle persone e dei territori che vi stanno dietro. Questo per attenerci al significato reale del termine consumatore.


Quindi si fanno le analisi dei consumatori, le ricerche sui consumatori, i focus group di consumatori, si pone attenzione al consumatore. Perché, diciamocelo, è più semplice rifilare qualunque tipo di prodotto ad una creatura senza personalità, nè anima. È più facile far valere la legge del profitto, del denaro e dei numeri su chi non ha vita, né sogni, né desideri, né sensi.


Per evitare la confusione con i clienti/intermediari – i distributori di cui sopra, appunto – ho deciso, da tempo, di utilizzare la parola PERSONE per indicare chi davvero utilizzerà un prodotto o servizio e, fino ad oggi non avevo trovato l’aggettivo giusto da affiancarvi: che ne pensate di GAUDENTE. Del resto non sono le persone che godono di un determinato bene o servizio?

Mi da il senso del viaggio di un articolo, dalle mani di chi lo produce alle mani di chi lo utilizzerà o lo degusterà, utilizzerà; ne sentirà la forma, il colore, il sapore e ne trarrà nutrimento, salute, piacere e appagamento.

Non è più redditizio, per noi e per il mondo, lavorare con questa visione? Avendo come target i gaudenti del nostro prodotto o servizio.


Perché le parole formano la realtà.



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