
Ieri pomeriggio ho incontrato Giusi Macchiarella in spiaggia, a “Le 4 stagioni” a Menfi. Rientrando da un appuntamento di lavoro si è fermata un paio di ore a rilassarsi un po’. L’ho raggiunta, ci siamo tuffate assieme e abbiamo parlato di lavoro. Anche Giusi è un’imprenditrice, ha un’agenzia che si occupa di organizzazione di eventi e parecchi giovani che collaborano con lei. È molto professionale, sempre presente a verificare personalmente che tutto venga fatto con grande qualità. Investendovi più tempo di quanto richiesto, talvolta.
Inevitabile, ad un certo punto, parlare delle difficoltà nel lavorare in Sicilia. Inevitabile dirsi che, altrove, sarebbe tutto più semplice. Inevitabile concludere che, comunque, possiamo guardare fuori dall’isola, dove la nostra professionalità viene maggiormente riconosciuta e apprezzata. Io, lei e molte altre. Innamorate di questa isola, ma ben consapevoli di tutti i suoi limiti.
Ieri mi hanno chiamata dalla redazione di Repubblica per commentare il fatto che la Sicilia è stata inserita dal Time tra le 100 più belle destinazioni al mondo, tra i 100 luoghi più belli da visitare. È così, la Sicilia è un’isola, un continente meraviglioso. Oggi, in un bell’articolo, la mia opinione è apparsa accanto a quella di Stefania Auci, Alviero Martini, Dario Ferrante e Vincenzo Provenzano. Una scrittrice, uno stilista, un tour operator del lusso, un economista e io che, nel mio piccolo, faccio del mio meglio, assieme alle mie meravigliose collaboratrici. Tutti concordi nell’indicare le grandi aree di miglioramento: le infrastrutture in primis, i collegamenti stradali e ferroviari, perché se io voglio andare a Catania ora, in questo momento, impiego quasi quattro ore per fare 250 km. Oppure sette ore in treno. Da Milano a Napoli ce ne vogliono quattro e mezza, giusto per avere un termine di paragone.
E poi la mentalità. Il salto quantico di mentalità necessario alle persone per far progredire la loro terra, sé stessi e le generazioni future. Un salto che porti l’economia e il territorio direttamente nel terzo millennio.
La difficoltà a fare rete tra le imprese, per esempio, grandi e piccoli assieme così come hanno fatto nel mondo del vino. Assovini e il Consorzio DOC Sicilia sono solo un esempio di come si sia riusciti a creare valore per il territorio e per le persone. In questo momento non mi vengono in mente altri esempi di così grande successo, purtroppo.
Ho spesso avuto la tentazione di fare le valigie e andarmene, lo ammetto. In Piemonte, in Spagna, nelle Marche, in Puglia… ovunque, dove la professionalità viene riconosciuta, apprezzata e valorizzata. Dove tutto è sempre stato ed è, molto, molto più semplice. Anche di questo abbiamo parlato ieri con Giusi. Potremmo andare fuori, ci siamo dette. E così facciamo, così faremo. Così faccio, su e giù dall’aeroporto come se fosse la Vercelli-Milano. Hotel, auto, levatacce, rientri a notte fonda. Non c’è problema, ciò che non si può fare qui si può fare altrove, pur mantenendo la propria sede qui. Che occasione perduta per questa terra, però.
Il sacrificio è grande ma, in fondo, la parola sacrificio significa fare cose sacre: è meravigliosa, no?
“I miei amici si stupiscono che io sia rimasta a lavorare a Menfi, con la mia formazione ed esperienza” mi ha detto Francesca, la più giovane delle mie collaboratrici “certo, se non avessi trovato Scirocco sarei andata via”. “Se solo ci fossero state altre tre o quattro aziende come Scirocco, non sarei mai dovuto andare via per poter esercitare la mia professione” ha confidato Nino Sabella, regista saccense, ad un’amica.
Ecco, mi basta sapere che io ho messo un piccolo tassello, grande anche solo come un mattoncino Lego. E che tante altre e altri, come me, mettono il loro.
Del resto con i mattoncini del Lego si può realizzare di tutto, no? ;-)
Photo by Xavi Cabreral on Burst